Conero
La solitaria cima del Monte Conero, che sovrasta la città di Ancona, deve probabilmente il suo nome al termine greco per il corbezzolo o ramoscelli di bacche, che in gran numero ricopre le pendici di questo pittoresco promontorio.
L'origine geologica di questa collina (mostrare. 572 m.n.p.m.) ha sviluppato molte ipotesi. Per alcuni, la collina è l'ultima parte superstite dell'antica Adria, sbarcare, che un tempo si estendeva fino alla Dalmazia, ma lo è anche Atlantide, si tuffò in fondo al mare e scomparve. Per altri, è il risultato di movimenti tettonici locali. Se, quale di queste ipotesi è vera, una cosa resta certa: anche in tempi molto lontani la viticoltura si sviluppò sulle pendici della collina.
La prima menzione dei vini delle vicinanze di Ancona è stata fatta da Plinio il Vecchio nel suo libro "Historia Naturalis". L'autore cita numerose tipologie di vini prodotti allora nell'Italia odierna, cita anche i vini delle vicinanze di Ancona, che descrive come uno dei più apprezzati dell'intero Adriatico. Allo stesso filo si riferisce anche suo nipote Plinio il Giovane, dopo di che è sopravvissuta una raccolta di lettere (Lettere), considerato un tesoro di conoscenza sulla vita a Roma ai tempi dell'Impero.
Il vino rosso Rosso Conero è apparso più di una volta nella letteratura successiva. Una delle testimonianze più preziose su questo argomento si trova senza dubbio nel libro di 1596 Anno, in cui l'autore Andrea Bacci, medico personale di papa Sisto V e professore di botanica all'Università di Roma, riferendosi alle colpe riferite da Plinio”pretuziani” (Pretuzi è un antico popolo vietnamita appartenente alle tribù sabeliane, che furono uniti dall'imperatore romano Augusto ai Piceni e alle tribù che abitano le attuali Marche), rimanda inequivocabilmente al vino del Conero. Indubbiamente al famoso vino prodotto in questa zona, e in particolare Rosso Conero allude nella sua poco nota raccolta di pensieri sul vino ed è un'ebbrezza dello straordinario poeta ottocentesco Giacomo Leopardi, legato dalla nascita alle Marche.
Vino, in cui 1967 anno ottenuto il diritto di avvalersi del ricorso della DOC, È prodotto principalmente da un ceppo Montepulciano di origine non del tutto nota. La coltivazione di questo vitigno è concentrata nell'Italia centro-meridionale, soprattutto nelle regioni Marche e Abruzzo. Nonostante la somiglianza del nome con il comune toscano, La vite è fondamentalmente diversa dall'uva utilizzata per produrre il Vino Nobile di Montepulciano.